Un piccolo scrigno mi parla ancora di te

E’ possibile tesaurizzare l’amore?
Conservarlo in “un piccolo scrigno” cui attingere per vivere anche d’assenza, senza perdere un attimo, un ricordo, un’emozione?

Avviene nelle poesie e prose di Bruno Lorenzo Castrovinci.

Con sincerità l’autore si racconta e racconta, ricorrendo all’uso del prosimetro, da tempo trascurato in nome di una distinzione talora astratta e troppo cerebrale tra la sintesi poetica e la discorsività e colloquialità della prosa.
Lo sanno due giovani poeti come Gio Evan e Rupi Kaur, che alternano liberamente versi e prosa e illustrano i loro componimenti con immagini dalla forte valenza comunicativa, un’interartisticità sicuramente apprezzata dai giovani lettori nativi digitali.
Così il discorso poetico di Castrovinci si svolge con generosa semplicità, assecondando i ritmi del cuore e concedendo all’interlocutore di partecipare ad ogni ondeggiamento dell’animo, insopita passione.
Continua è l’aspirazione del poeta a fondersi, insieme alla donna amata, con il grande respiro dell’universo; costanti le sue proteste nel desiderio di starle accanto, offrendo solida e sublimata amicizia e rassicurandola; acuta la nostalgia nella seconda parte della raccolta, dove ogni verso, in sé concluso e spesso ostinatamente cominciato
con la maiuscola, pare epigraficamente ribadire un inizio, mentre la parola “fine” non è mai la fine di tutto, bensì il principio di un nuovo modo d’amare. Ma è sempre un amore irrisolto e irrisolvibile e tuttavia ragione di vita, luce “nella notte dell’oblio”, “pensiero così forte da rompere il silenzio”.

Le parole stesse, nella loro disarmante, icastica essenzialità, (le parole dell’amore) diventano battiti, connaturali all’amore vissuto e raccontato, si tramutano in immagini, in albe e tramonti d’estate, si colorano della speranza di “un nuovo tempo” del “camminare insieme”.
Il poeta riesce sempre, infatti, ad esorcizzare la “brevis lux” e il “freddo silenzio”, nonostante qualche momento di sconforto esistenziale (Senti che il tempo non ti appartiene/E aspetti nel silenzio/ quel momento/In cui anche il battito/del tuo cuore non/ ci sarà più) e contemplando dentro sé l’anima dell’amata “comprende”, finalmente,” il senso dell’infinito”.

Prose e poesie d’amore e, soprattutto, di tenero abbandono alla catarsi di una terapeutica memoria.

Antonella Molica Franco

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